Capitolo XV 
Il modello 3d dei "Mercati" di Traiano 
 
 
 
1. La metodologia adottata 
 
Il modello dei “Mercati” Traianei è stato realizzato sulla base delle informazioni contenute nei rilievi archeologici eseguiti negli anni precedenti (nota 1). Partendo dalle piante di tutti i livelli e dalle numerose sezioni trasversali e longitudinali del monumento, già vettorializzate e georeferenziate in 3d, la prima fase del lavoro è stata dedicata alla costruzione di un modello schematico dell’intero complesso in cui è rappresentata l’articolazione volumetrica dei vari corpi di fabbrica, separati dai percorsi viari (fig. 109a). I layer sono stati suddivisi per edifici e per piani; i colori utilizzati distinguono gli elementi costitutivi fondamentali del quartiere traianeo: le facciate in opera laterizia, i tetti di tegole, i marciapiedi in travertino e i basolati stradali. Sono stati ricostruiti per grandi linee anche i volumi di quelle parti degli edifici che sono andate perdute, evidenziandole con layer di colore diverso (fig. 109b).  
Successivamente è stato sviluppato un modello analitico della parte superiore del complesso traianeo, relativo ai due fabbricati della Grande Aula e del Corpo Centrale, comprensivo di tutti gli ambienti interni (oltre un centinaio) e degli elementi architettonici significativi, considerati sia nel loro stato attuale che in quello originario (fig. 109c, fig. 109d, fig. 110e). 
Per la costruzione tridimensionale è stato adottato il procedimento della modellazione solida che rispetto a quella per superfici (mesh) offre il vantaggio di una rappresentazione più realista; inoltre fornisce un maggior numero di informazioni in merito alla forma e al volume dei singoli elementi, utili per calcoli e indagini strutturali. E’stato realizzato con mesh rigate il solo intradosso della volta a crociere della Grande Aula nel suo stato attuale, il quale presenta una superficie molto irregolare a causa delle manomissioni dei secoli passati: le curve di livello di una fotogrammetria eseguita nel 1986 sono state vettorializzate e alzate nello spazio 3d alle rispettive quote altimetriche, quindi collegate con superfici rigate (fig. 110a). La ricostruzione delle crociere nel loro aspetto originario è stata invece effettuata per mezzo di forme solide (fig. 110b). 
La procedura di modellazione dei due corpi di fabbrica dei Mercati Traianei si è basata principalmente sull’estrusione di profili bidimensionali degli elementi rappresentati nelle piante o nelle sezioni lungo traiettorie equivalenti al loro spessore, seguita da operazioni di modifica delle forme solide così ottenute (sottrazione, intersezione, taglio, ecc.). E’ stato un lavoro di grande complessità considerando le geometrie irregolari di tutti gli ambienti e l’elevatissimo numero di dettagli. In molti casi si è dovuto ricorrere a comandi presenti nei programmi di modellazione avanzata, come il Loft che consente di creare forme solide congiungendo due o più sezioni di forme diverse. Questa procedura si è resa necessaria soprattutto per la costruzione delle volte inclinate dei corpi-scala e delle volte a botte e a crociere che coprono ambienti a pianta irregolare (v. Cap. 12, fig. 96).  
Tutta la ricostruzione è stata molto curata nei dettagli (fig. 110c). Nelle fondazioni sono stati riportati i solchi dei ritti delle sbadacciature visibili e i bipedali delle riseghe dove questi si sono conservati; le lastre di travertino dei marciapiedi e i blocchi di tufo di alcuni tratti delle pareti sono stati separati da interstizi larghi un centimetro in modo che con il rendering risultassero visibili i giunti; dei tetti moderni è fedelmente riprodotta la fitta trama di travi, arcarecci e travicelli oltre alle catene metalliche; risultano i tagli delle murature, le impronte di strutture addossate, le tamponature con materiali postantichi non eliminate dai restauri del 1930. Tutti gli elementi sono stati rigorosamente classificati utilizzando i layer, suddividendoli per fasi e per tecniche edilizie.  
Il modello, come si è detto, è stato realizzato sulla base dei rilievi archeologici eseguiti a partire dal 1982 in scala 1:50, in seguito vettorializzati e georeferenziati, pertanto esso è allineato con quelli e i suoi vari elementi presentano la medesima precisione centimetrica. Alcune approssimazioni sono dovute a inevitabili esigenze di schematizzazione e di risparmio di memoria: i profili irregolari delle strutture crollate sono stati semplificati. Inoltre non si tiene conto dei fuori piombo delle pareti, che sono particolarmente accentuati nelle facciate esterne. 
Sulla base della dettagliata rappresentazione tridimensionale dello stato attuale è stato quindi possibile sviluppare un’ipotesi ricostruttiva delle parti scomparse degli edifici antichi: le perdite più consistenti riguardano l’intradosso della volta a crociere della Grande Aula, la fronte settentrionale dello stesso edificio che crollò insieme all’attiguo corpo scala (fig. 110c n. 1), le coperture di quasi tutti gli ambienti all’ultimo livello, molti muri situati al piano superiore dell’edificio del Corpo Centrale. Un caseggiato di epoca medievale ha inoltre preso il posto degli ultimi due piani del settore meridionale del Corpo Centrale.  
Con i lavori del 1930 furono integrate le numerose lacune del rivestimento in opera laterizia delle pareti, furono rialzati i muri di epoca traianea agli ultimi piani del Corpo Centrale e venne restaurato l’edificio medievale a sud (nota 2). Non furono invece ripristinati l’intradosso della volta della Grande Aula e la facciata a nord di questa, né le coperture — quasi tutte volte a botte — degli ambienti all’ultimo livello. Sopra di questi fu innalzato un grande tetto di tegole, articolato in numerose falde variamente orientate e sostenute da robuste travature di legno (fig. 110c n. 4).  
Formulare una proposta ricostruttiva corretta implica uno studio approfondito del contesto indagato. Sono necessari l’analisi delle informazioni contenute nei rilievi e l’esame delle fonti scritte e iconografiche. Nel caso specifico è particolarmente importante la disamina delle preziosissime fotografie scattate durante i lavori del 1930, le quali mostrano le tracce sulle murature antiche prima che venissero coperte dai mattoni di restauro. La lettura stratigrafica delle pareti porta sempre risultati importanti, anche per comprendere la successione delle varie fasi del cantiere antico. Servono confronti, ragionamenti e un’ampia conoscenza dell’architettura e delle tecniche costruttive antiche. E’ inoltre importante vagliare l’attendibilità delle anastilosi eseguite in passato. 
Nel modello sono stati acquisiti i risultati delle ricerche pubblicate in questi ultimi decenni, condotte sulla base della metodologia sopra indicata, e che hanno portato risultati attendibili in merito alla definizione di importanti aspetti dell’edificio originario, ad esempio sulla morfologia della volta della Grande Aula (fig. 110b) (nota 3), della facciata settentrionale dello stresso edificio e del vicino corpo-scala (fig. 110d) (nota 4), come anche sulle caratteristiche tecniche dei pavimenti (nota 5) e delle cornici che scandiscono le facciate (fig.110e) (nota 6). L’obiettivo di intraprendere la ricostruzione dell’intera parte superiore dei “Mercati” è stata l’occasione per riprendere in mano lo studio del monumento in modo da dare una risposta ad altri quesiti che nel frattempo erano rimasti in sospeso. Ma è stata proprio la stessa modellazione 3d a rivelarsi alla prova dei fatti un nuovo potente strumento di ricerca, in grado di mettere concretamente a confronto le diverse soluzioni possibili, tramite la ricostruzione fisica dei manufatti in uno spazio tridimensionale uguale a quello reale. Questa metodologia, che era stata già utilizzata con successo per la ricostruzione del corpo-scala NO del Grande Aula, ha questa volta contribuito a chiarire molti aspetti della parte alta del Corpo Centrale soprattutto per quanto riguarda il complesso sistema delle volte di copertura e delle falde dei tetti, che mediano orientamenti diversi e planimetrie irregolari degli ambienti sottostanti, portando a individuare soluzioni inedite e assai interessanti. 
I layer del modello sono stati organizzati per evidenziare in primo luogo due macrofasi fondamentali, visualizzabili in alternativa: lo stato attuale dell’edificio, comprensivo dei resti postantichi salvaguardati dalle demolizioni del 1930 (fig. 110c n. 1) e la ricostruzione dello stato originario (n. 2). Alcune soluzioni ricostruttive sono scontate, come quella delle pensiline ad archi ribassati che corrono lungo le facciate (fig. 110e), le quali trovano un immediato confronto in alcuni tratti che si sono parzialmente conservati all’interno degli stessi “Mercati” Traianei; altre sono molto probabili, come la sistematica restituzione delle intelaiature in travertino in tutte le porte esterne e nelle finestre, in quanto questi elementi sono largamente testimoniati nelle parti del monumento rimaste interrate dal medioevo fino a pochi decenni fa e quindi parzialmente risparmiate dalle spoliazioni. Altre proposte infine sono più ipotetiche: per esempio la sintassi delle finestre ai piani superiori del blocco meridionale del Corpo Centrale (fig. 109e), con le finestrine quadrate iscritte nelle lunette delle volte a botte che ripetono serialmente un motivo testimoniato nel fabbricato adiacente alla stessa quota. In ogni modo si è avuto cura di proporre volta per volta la soluzione che presentasse fra le altre il maggiore grado di attendibilità. 
Le ricostruzioni del 1930 sono state considerate valide, salvo prova contraria. Nella maggior parte dei casi l’analisi delle fotografie di quegli anni ha consentito di confermare la correttezza degli interventi di integrazione delle murature che vennero effettuati da capomastri, piuttosto che da archeologi, i quali tuttavia erano stati in grado di interpretare le varie tracce nelle strutture antiche, in quanto avevano un’ottima conoscenza delle tecniche edilizie tradizionali, utilizzate fin quasi alla loro epoca. 
 
2. L’organizzazione dei riferimenti esterni e dei layer 
 
Per rendere più agili la visualizzazione ed eventuali operazioni di modifica del modello, sono stati lavorati e salvati su file differenti i singoli piani di ciascuno dei due corpi di fabbrica. Ogni file è identificato da una sigla che fa riferimento all’edificio seguita dall’indicazione del piano (ad es. GA-liv4; CC-liv2). Gli undici file che compongono i due edifici sono inoltre ospitati come riferimenti esterni all’interno di un file d’unione, dove possono essere visualizzati tutti insieme o separatamente (fig. 111b). La maggior parte dei software CAD dispone infatti di una finestra in cui figura l’elenco dei vari file DWG collegati, che possono essere singolarmente attivati o disattivati. La visualizzazione di uno o pochi file per volta consente di velocizzare le operazioni al computer. Resta inteso che in alternativa si può accedere direttamente ai singoli file dei vari livelli. Le modifiche vanno sempre effettuate nei file d’origine; gli aggiornamenti saranno automaticamente caricati nel file d’unione.  
Per consentire altri tipi di vedute e per facilitare l’eventuale procedimento di mappatura con texture, si è provveduto ad assegnare i vari elementi architettonici a diversi livelli (layer) organizzati in modo gerarchico. Ogni oggetto del modello risulta pertanto associato a un determinato layer il quale indica, nell’ordine, l’orizzonte cronologico, la parte della costruzione, il materiale edilizio (fig. 111a).  
I nomi dei layer sono composti da tre parti separate da un trattino. La prima attiene ai periodi storici fondamentali degli edifici, consentendo vedute per fasi. Gli oggetti del modello sono stati per ora suddivisi tra quattro principali raggruppamenti cronologici, distinguibili in base alle seguenti denominazioni: MT-, MSC-, MOD-, R-. Il primo ordine di layer ( MT = Mercati di Traiano ) contiene tutte le strutture di epoca traianea esistenti, comprese le integrazioni del 1930. Il secondo (MSC = Monastero di Santa Caterina) riguarda i muri di epoca postantica fino al XIX secolo, salvaguardati dalle demolizioni del 1930 e parzialmente ricostruiti; vi sono incluse quindi per il momento anche le strutture di epoca medievale — come le murature a tufelli del XIII — che furono in seguito inglobate dal monastero seicentesco. Al livello MOD (= moderno) sono state assegnate le opere accessorie di sistemazione dell’area archeologica, realizzate nel secolo scorso (muri di contenimento, scalette, tramezzi, ecc…).Il layer R ( = ricostruzione) è infine riservato alle ipotesi ricostruttive di quelle parti dell’edificio antico che sono andate perdute. Questa organizzazione consente attualmente di ottenere due diversi tipi di vedute: attivando tutti i layer delle serie MT, MSC e MOD si avrà la visione dello stato attuale del monumento (fig. 110c n. 1); attivando i layer MT e R si avrà invece quella dello stato originario (n. 2).  
E’ una struttura aperta, incrementabile con i risultati di eventuali nuove ricerche. I layer della serie R potranno arricchirsi di sempre nuovi elementi ed essere eventualmente modificati. Le indagini delle fasi postantiche consentiranno di creare nuovi raggruppamenti di livelli dedicati invece alle ipotesi ricostruttive del monumento in epoca medievale o seicentesca. Le strutture postantiche superstiti, adesso assegnate per semplificare a un unico livello MSC, potranno essere distribuite su una più articolata serie di layer corrispondenti a diversi periodi storici.  
La seconda parte del nome dei layer attiene alla collocazione spaziale dei vari elementi: indica cioè se siano parti di pavimenti, scale, muri (intendendosi con questo termine sia le fondazioni che gli alzati), volte o solai. Questa suddivisione serve a ottenere ulteriori modalità di visualizzazione del modello. Infatti, esaminando i file relativi ai vari piani del complesso, sarà possibile avere vedute dall’alto degli ambienti interni disattivando tutti i layer delle serie “volte” e “solai” (fig. 111b); in alternativa si avranno vedute dal basso degli alzati e degli intradossi delle volte disattivando i layer della serie “pavimenti” (fig. 111c n. 2). Gli elementi delle pareti inoltre sono stati distribuiti fra due gruppi diversi di layer. La serie “muri” comprende le pareti interne, la serie “muroO “ i muri perimetrali (quest’ultima era stata inizialmente concepita per i soli muri esterni del lato a valle — ovest, da cui tale denominazione-; in corso d’opera si è preferito comprendervi anche gli altri lati). La ragione di questa ulteriore suddivisione sta nel fatto che disattivando la sola serie di layer “muroO” è possibile ottenere vedute laterali degli ambienti interni, comprensivi in questo caso sia delle volte che dei pavimenti (fig. 111c n. 1). Ovviamente queste vedute per parti del modello possono a loro volta combinarsi con quelle per fasi. 
La terza parte del nome dei layer riguarda infine i materiali costruttivi sia antichi che moderni (opera cementizia, opera laterizia, travertino, tufo, ecc.). I layer relativi agli stessi materiali e alla stessa fase hanno identico colore. Essi svolgono pertanto una funzione di legenda qualora nel CAD venga utilizzato uno stile di visualizzazione ombreggiato e a colori (fig. 110c), oppure venga effettuato un rendering, anche senza mappatura. Sono stati adottati colori che si avvicinano a quelli reali, ma con qualche forzatura per poter distinguere con chiarezza i vari materiali gli uni dagli altri; inoltre per quanto riguarda lo stesso materiale sono state adottate tonalità diverse per differenziare le parti conservate dalle ricostruzioni ipotetiche (n. 2). Questa organizzazione dei layer si presta inoltre a sveltire il procedimento di mappatura del modello, in quanto nell’editor materiali del programma ogni texture può essere associata direttamente a un determinato livello. 
Per ottenere le sopra descritte vedute per fasi o per parti del modello non sarà necessario ogni volta attivare o disattivare i numerosi layer andando a selezionarli uno per uno. Alcuni programmi CAD dispongono di una finestra che consente di salvare determinate impostazioni (o stati) dei layer con un nome e di ripristinarle successivamente. All’interno del file d’unione sono state salvate per il momento cinque diverse impostazioni, una in cui sono attivati tutti i livelli MT e MOD per darci una veduta dell’edificio allo stato originario, le altre quattro — con attivati in tutto o in parte i layer MT, MSC, MOD - relative allo stato attuale: tra queste in una sono attivati tutti gli elementi architettonici esistenti, un’altra esclude le coperture, nella terza sono disattivati i pavimenti, l’ultima esclude il muro perimetrale esterno. Selezionando ciascuna di queste impostazioni tutti i layer del modello si attiveranno e si disattiveranno simultaneamente secondo la maniera in cui sono stati precedentemente salvati. La finestra che gestisce gli stati dei layer può essere inoltre combinata con quella che elenca i file “riferimenti-esterni” relativi ai vari piani dell’edificio.  
Il modello analitico della parte superiore dei “Mercati” è georeferenziato con quello schematico dell’intero complesso architettonico, quindi può essere inserito automaticamente all’interno di quest’ultimo come riferimento esterno, sostituendosi ai layer che rappresentano in modo sintetico gli ingombri dei medesimi corpi di fabbrica e che pertanto andranno disattivati (fig. 109c). In questa maniera il modello generale funziona da quadro d’unione 3d che dà conto del work in progress della modellazione analitica. In futuro nuovi corpi di fabbrica ricostruiti in dettaglio potranno volta per volta sostituirsi ai volumi schematici fino ad arrivare al completamento di tutti i “Mercati” Traianei. 
 
3. Il rendering 
 
Il rendering, comprese le operazioni di mappatura e di posizionamento delle luci, è stato applicato alla visualizzazione dello stato originario del monumento. La suddivisione dei layer per materiali ha reso più veloce il lavoro di mappatura. In questo modo la texture di un dato materiale viene applicata ai relativi layer, ripetendosi serialmente su tutti gli elementi del modello ad essi associati (v. Cap. 8, fig. 67). Il numero delle texture corrisponde pertanto a quello dei tipi di materiali impiegati per la costruzione dell’edificio i quali sono relativamente pochi: le pareti sono tutte in opera laterizia (con un nucleo interno in opera cementizia da rappresentare con una texture diversa laddove esso resta in vista); nelle pavimentazioni sono attestati il travertino, i basoli di selce (nelle strade), l’opera spicata e un solo tipo di mosaico monocromo grigio (almeno nella parte superiore dei “Mercati”). Un’immagine monocroma marrone è stata utilizzata per la mappatura di singoli elementi in laterizio, come le file di tegole e coppi che stanno sopra le cornici a mattoni delle facciate. Le tegole dei tetti invece non vanno mai modellate perché occuperebbero un enorme spazio in memoria. Si risolve in questo caso utilizzando delle immagini fotografiche di tetti veri da applicare sui solidi delle falde.  
Tutte le texture sono state ricavate da fotografie digitali dei vari materiali, opportunamente trattate con un programma di grafica raster per eliminare zone di luce e ombra, macchie di colore e altri particolari che avrebbero rischiato altrimenti di rendere molto evidente la ripetizione seriale dei fotogrammi. 
La mappatura delle centinaia di archi in bipedali di ogni forma e dimensione presenti nell’edificio, la quale non può essere risolta per mezzo di texture rettangolari mosaicate, avrebbe richiesto decine di fotogrammi, ciascuno corrispondente a una determinata tipologia di arco, da elaborare in un software raster e da adattare ai singoli elementi. Una soluzione alternativa assai più ragionevole è stata quella di realizzare una mappa procedurale, immettendo una serie di valori numerici nelle apposite finestre del programma, che restituisse un’immagine realistica e gradevole dei mattoni antichi e che si adattasse automaticamente ai diversi profili degli oggetti selezionati (fig. 100c; cfr. Cap. 13. par. 2). In ogni caso è stato ogni volta necessario modificare il valore delle iterazioni dei mattoni in modo da poter adattare la texture ad archi con lunghezze diverse. 
Data la completa scomparsa di tutti i rivestimenti originali nei corpi di fabbrica della parte superiore dei “Mercati” — pavimenti, intonaci ed eventuali incrostazioni marmoree — la mappatura restituisce una visione puramente “ingegneristica” dell’edificio in cui sono mostrate le tecniche edilizie utilizzate (fig. 111d). Si può dire che le immagini dei render danno conto di una determinata fase del cantiere antico, quella che segue il completamento delle strutture portanti e precede la messa in opera delle finiture. I muri si presentano pertanto nella loro nudità mostrando il paramento in opera laterizia e si distinguono nettamente dall’opera cementizia delle volte, che sono raffigurate nel modello così come potevano apparire subito dopo lo smontaggio delle centine. In tutti gli ambienti è presente un piano pavimentale omogeneo in opus spicatum che non era destinato a restare in vista ma vuole rappresentare lo strato di preparazione di pavimenti più pregiati, forse a lastre di marmo o a mosaici geometrici come attestato nella zona inferiore dei “Mercati” e di cui non è rimasta alcuna traccia a causa del lungo riuso. Cortili e terrazze si distinguono dagli ambienti interni per una pavimentazione in mosaico grigio monocromo che si è conservata in alcuni spazi esterni e che in questo caso può considerarsi invece un rivestimento definitivo.  
L’illuminazione del modello è stata risolta posizionando una luce solare pomeridiana a ovest dell’edificio che entra nella maggior parte degli ambienti attraverso le finestre (v. Cap. 13, fig. 101 nn. 1, 3). E’ stato necessario modificarne l’angolazione solamente per le riprese delle facciate sul lato est che sarebbero risultate altrimenti troppo scure. Due luci omnidirezionali collocate dalla parte opposta al sole sono in ogni caso indispensabili per attutire il contrasto tra le zone in ombra e quelle raggiunte dalla luce solare.  
E’ stata infine girata un’animazione della durata di un minuto e mezzo, composta da 3260 fotogrammi salvati come singoli file JPEG e montati successivamente con un apposito software. La camera entra nell’edificio dal portale settentrionale, attraversa la Grande Aula e sale alle due gallerie per mezzo di una scala, percorre interamente quella occidentale e torna al pian terreno per un’altra scala. Il percorso è stato disegnato con una polilinea 3d agganciata ai pavimenti e alle rampe delle scale, poi spostata 1,60 sull’asse z e infine trasformata in spline.  
L’animazione gira su uno schermo nel nuovo Museo dei Fori Imperiali allestito nei “Mercati” Traianei e, in formato più leggero, è scaricabile sul sito internet del monumento (nota 7). Sono in corso di studio le tecniche che potranno rendere possibile la navigazione del modello in tempo reale su internet. 
A titolo sperimentale, in vista di un completamento del modello che comprenda in maniera dettagliata anche i corpi di fabbrica della parte inferiore dei “Mercati”, è stata effettuata anche una ricostruzione renderizzata di una taberna al piano terreno del Grande Emiciclo, con mosaici e affreschi che si sono parzialmente conservati, all’interno della quale sono state girate delle animazioni. 
 
In conclusione il modello volumetrico della Grande Aula e del Corpo Centrale fin qui realizzato si presta ai più diversi scopi. Innanzitutto è una rappresentazione geometrica esatta dell’edificio allo stato attuale, pertanto esso ha valore di rilievo tridimensionale del monumento. E’ uno strumento di lettura e di analisi dell’edificio in tutti i suoi aspetti: volumetrici, strutturali, di distribuzione degli spazi interni, cronologici. Serve a verificare per mezzo di simulazioni le diverse ipotesi ricostruttive dello stato originario. È possibile misurare le dimensioni, il volume e quindi il peso di tutti i suoi elementi per eseguire calcoli sulla statica della costruzione. Può essere utilizzato per qualunque attività di progettazione sul monumento: restauri architettonici, impiantistica, allestimento di spazi espositivi, ecc. Gli elementi solidi virtuali del file CAD possono essere trasformati nei “mattoncini” reali di un plastico in scala.  
Il modello è inoltre predisposto per essere modificato, aggiornato, arricchito di nuovi elementi acquisiti da scavi e ricerche e da ipotesi ricostruttive del monumento nelle sue varie fasi storiche. Relativamente alla stessa fase potranno essere disposte su layer differenti due o più proposte di ricostruzione che in questo modo saranno messe a confronto. I layer si prestano anche a distinguere le ricostruzioni sicure da quelle probabili. La georeferenziazione consentirà l’accostamento di eventuali nuovi modelli di edifici adiacenti, così come ne permette l’automatico inserimento all’interno del modello volumetrico di tutti i “Mercati” di Traiano.  
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Note 
 
1. Il modello è stato realizzato da Marco Bianchini per conto della Sovraintendenza ai BB.CC. del Comune di Roma - Museo dei Fori Imperiali, sotto la direzione di Lucrezia Ungaro. La documentazione grafica dei Mercati di Traiano è stata realizzata dal 1982 a oggi da Marco Bianchini, nei primi anni in collaborazione con lo Studio Tau s.r.l, per conto della Sopraintendenza Archeologica di Roma e in seguito per conto della Sovraintendenza ai BB.CC. del Comune di Roma 
 
2.   Sui lavori di quegli anni cfr. L. Ungaro, La nascita del “Mercato di Traiano” attraverso le immagini del Governatorato: la riscoperta e l’isolamento del monumento tra archeologia e ideologia, in AA.VV., op. cit. a nota 1, pp. 185-218. 
 
3.   M. Bianchini, Mercati Traianei. La destinazione d’uso, in BdArch, 16-18, 1992, pp. 145-16. 
 
4.  M. Bianchini, M. Vitti, La fronte della Grande Aula e il suo sistema scalare, in AA.VV., I Mercati di Traiano alla luce dei recenti restauri e delle indagini archeologiche, (Giornata di studio presso l’Istituto Archeologico Germanico di Roma, 15 maggio 2003), in BCom, CIV, 2003 (2005) 
 
5.  L. Ungaro, M. Vitti, Sulle pavimentazioni dei Mercati di Traiano, in F. Guidobaldi, A. Paribeni (a cura di), Atti dell’VIII colloquio AISCOM (Firenze 21-23 febbraio 2001),pp. 393-414, Ravenna, 2001, pp. 393-414. 
 
6. L. Ungaro, Risultati scientifici: una nuova lettura degli spazi e prospettive ulteriori di studio, in AA.VV. Mercati di Traiano: restauri, funzionalizzazione, studio del complesso. Note preliminari, in BCom, CI 2000, pp. 303-317. 
 
7.   M. Bianchini, Viaggio virtuale nella Grande Aula
in http://mercatiditraiano.it/servizi/multimedia. 
 
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