Marco Bianchini 
 
ARCHITETTURA  E  URBANISTICA 
DELLE  COLONIE  GRECHE  D'OCCIDENTE
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
5) Cenni storici. Urbanistica delle colonie d’Occidente nel VI e e nel V secolo. 
 
Sulle vicende storiche delle colonie spenderemo pochissime parole. Per grandi linee possiamo dire quanto segue. Molte di queste città conoscono una fase di espansione, che spesso va a discapito delle città vicine e anche dei popoli italici dell’interno. In Sicilia s’impone presto Siracusa (fig. 1). Già nel V secolo è una potenza regionale importante; nel 474 sconfigge gli Etruschi in una grande  battaglia navale vicino Cuma, bloccando definitivamente i loro tentativi di espansione verso il Tirreno meridionale. La politica siracusana ha anche una forte influenza sulle città della Calabria. Un’altra città molto importante in Sicilia, che conobbe un grande splendore soprattutto nel V secolo, è Agrigento il cui impianto urbano presenta una vastissima estensione (circa 450 ettari). 
In Italia meridionale una delle città più potenti in epoca arcaica è Sibari, la quale tra l’altro promuove la fondazione di Poseidonia e Metaponto, quest’ultima per contrastare l’espansione di Taranto. La chora di Sibari si affaccia anche sul Tirreno, quindi questa città gestisce i commerci su entrambi i mari (fig. 2). Celebrata dagli scrittori antichi per il suo lusso e la sua opulenza, nel 510 viene distrutta da Crotone. Il crollo di Sibari crea grande clamore ed emozione nel mondo greco. Crotone per un certo tempo eredita l’egemonia della ex rivale. Presenta non a caso uno degli impianti urbani più vasti (circa 600 ettari). Però nel IV-III secolo è fortemente contrastata da Siracusa. Quindi la città più potente dell’Italia meridionale, fino agli anni della conquista romana,  sarà Taranto. 
Le colonie greche subiscono la pressione delle popolazioni interne, le poleis siciliane anche e soprattutto quella dei Cartaginesi i quali, battuti dai Greci nel 480, ritornano purtroppo sulla scena alla fine del secolo e devastano diverse città dell’isola, tra cui Selinunte, Himera, Agrigento, Gela.  Nel V secolo la Campania subisce la pressione delle popolazioni interne, dei Campani e dei Lucani che occupano Cuma, Dicearchia, Poseidonia. In seguito queste città verranno conquistate dai Romani. La Campania però manterrà sempre una economia molto prospera; anche in epoca romana le colonie greche della costa campana fioriranno e si riempiranno di nuovi edifici; avranno una continuità di vita secolare. Il resto dell’Italia meridionale e la Sicilia soffriranno moltissimo la seconda guerra punica, evento che segna, alla fine del III secolo a.C., il definitivo declino di quest’area geografica. Molte città saranno distrutte, alcune occupate da Annibale e dai suoi alleati, altre dai Romani. In seguito i Romani fonderanno nuove colonie all’interno di alcune città greche che erano state conquistate e devastate.  
 
Vediamo ora gli sviluppi urbanistici delle colonie greche. Nel VI secolo gli impianti urbani si organizzano con assi viari ortogonali e, come era già stato agli inizi, con lotti di uguali dimensioni. Queste città sono inoltre caratterizzate sempre di più da una rigorosa zonizzazione, per cui i quartieri residenziali si distinguono nettamente dalle aree in cui si svolgono funzioni civili e religiose. A Metaponto la strada principale suddivide a sua volta l’area religiosa del santuario da quella civile dell’agorà. L’impianto di questa città è caratterizzato da alcune grandi plateiai orientate SO-NE che si incrociano con altre plateiai, orientate SE-NO (fig. 3). Gli spazi che risultano all’interno della griglia primaria vengono suddivisi dagli stenopoi in lunghi isolati paralleli. Il santuario urbano di Metaponto comprende numerosi edifici; alcuni seguono un orientamento religioso, altri si adeguano all’orientamento degli assi stradali (fig. 4).  
A Poseidonia la distinzione tra zone residenziali e zone pubbliche è ancora più evidente (fig. 5). C’è una fascia centrale larga circa 300 metri, suddivisa a sua volta in tre grandi settori dalle plateiai; i due settori esterni corrispondono ai santuari, quello di Athena a N, quello di Hera a S, al centro ci sono l’agorà e gli edifici civili, area che verrà poi ristrutturata in epoca romana. Anche qui l’impianto è caratterizzato da poche grandi plateiai e da numerosi stenopoi — tutti orientati nello stesso senso che determinano isolati molto allungati.   
A Selinunte troviamo un impianto stradale per assi ortogonali che però presenta due settori diversamente orientati, in quanto è condizionato dalla morfologia del territorio(fig. 6). La città sorge su una collina. Nel settore meridionale la plateia principale corre sulla cresta di questa parte dell’altura, a N cambia direzione per conformarsi al diverso andamento del crinale. Al centro della collina c’è un pianoro che viene sfruttato per l’agorà.  
A Crotone troviamo tracce di tre quartieri con strade diversamente orientate, convergenti verso il mare, nel punto in cui forse stava il porto. Anche qui gli orientamenti sono condizionati dalla orografia (fig. 7).  
Napoli (fig. 8). Questo è un impianto urbano del V secolo. È molto interessante perché Napoli ha avuto una continuità di vita lunghissima. Per altro è una delle poche città italiane che ha continuato a godere di una relativa prosperità anche durante l’alto medioevo. Quindi l’impianto della città greca si è conservato quasi per intero fino ai giorni nostri: il reticolo odierno ricalca quello della città antica. In età classica si va verso una standardizzazione degli impianti urbani; gli isolati si presentano sempre molto allungati, ma sulla base di un rapporto fisso tra lato lungo e lato corto che è 1:5 a Napoli, 1:4 nelle altre città. Tutte le strade orientate in un senso sono plateiai, nell’altro senso sono stenopoi e solamente una strada centrale è più larga.  La logica di questi impianti è che gli stenopoi sono sempre orientati in senso ortogonale alle curve di livello perché ad essi è delegato il compito di assicurare lo smaltimento delle acque piovane, che defluiscono sul lastricato stradale. Le plateiai sono invece parallele alle curve di livello. Essendo meno frequenti, sopportano un maggiore volume di  traffico; per questo motivo sono più ampie.  
Questa è la pianta di Naxos che è stata ricostruita in età classica (fig. 9). Gli isolati presentano un rapporto 1:4; come si riscontra in altre città, sono inoltre tagliati da stretti passaggi (ambitus) (fig. 10). Si deve tenere conto che gli isolati urbani con il passare del tempo sono diventati mediamente più larghi. A Megara Hyblaea, che ha un impianto degli inizi del VII secolo, troviamo isolati larghi circa 25 metri, in seguito si arriva più spesso intorno ai 35 metri. Per assicurare l’accesso a tutte le abitazioni è necessario creare un ulteriore percorso, un ambitus longitudinale, posto sull’asse centrale dell’isolato, che è una stradina pedonale larga appena un metro e mezzo; si realizzano anche dei corti ambitus ortogonali che si collegano agli stenopoi. Questo sistema consente di accedere a tutte le case. Le abitazioni in quest’epoca sono più articolate rispetto alle case arcaiche; hanno due o più ambienti che affacciano su un cortile, da cui prendono luce. Le case migliori, che sono quelle più grandi, tendono a disporsi lungo gli stenopoi perché sono più luminosi. Negli angusti ambitus ci sono le case più piccole e povere.  I tetti spioventi sono sistemati in modo razionale per assicurare il deflusso dell’acqua piovana sempre verso le strade. Tutte le falde scaricano sulle plateiai e gli stenopoi, ma non scaricano mai verso gli ambitus che sono troppo stretti per riuscire a convogliare le acque di scolo senza disagi per i passanti.  Le falde semmai scaricano anche verso il cortile dell’abitazione, che è un impluvium; le acque qui vengono raccolte in una cisterna sotterranea. Le case in quest’epoca non sono servite da acquedotti, ma usano le cisterne e soprattutto i pozzi.  
Le strade cominciano a essere lastricate verso la fine dell’età arcaica (fig. 11). In età classica le pavimentazioni stradali in grandi lastre di pietra diventano abbastanza comuni. Spesso lungo i bordi delle strade corrono delle canalette che raccolgono le acque piovane. In età classica a Selinunte troviamo i primi esempi di impianti fognari sotto la sede stradale; diventeranno molto più diffusi in epoca ellenistica e romana. Gli spigoli delle case sono protetti da paracarri.  
L’ultimo impianto urbanistico di grande interesse è quello di Thurii perché, come sappiamo dalle fonti, è stato progettato da Ippodamo di Mileto, il grande urbanista del V secolo a cui si devono anche il progetto di Mileto, di Rodi e del Pireo. Questa è la pianta di Mileto (fig. 12). Ippodamo è noto per i suoi impianti ortogonali. In realtà questi esistevano, come si è visto, già da lungo tempo. La novità nella progettazione ippodamea consiste nel fatto che gli isolati sono molto meno lunghi; sono rettangoli con un rapporto tra lato lungo e lato breve che va da 1:1,5 a 1:1,75. Si supera quindi la concezione tradizionale secondo cui gli stenopoi sono tutti orientati in un senso, mentre le plateiai sono orientate solo nell’altro senso oppure formano una maglia reticolare primaria molto ampia che è riempita da stenopoi paralleli. Le strade sono ora tutte di uguale larghezza; ci sono semmai solo due strade più ampie, l’una ortogonale all’altra che si incrociano al centro dell’abitato. C’è inoltre nella urbanistica ippodamea una zonizzazione molto rigorosa, con una netta distinzione tra aree con funzioni civili, commerciali e religiose le quali vengono ritagliate all’interno del reticolo ortogonale.  
Thurii è stata in gran parte ricostruita in epoca romana (figg. 13, 14). Quindi non è molto chiaro quello che risale all’età classica.  Sappiamo da Diodoro Siculo che la città del V secolo era organizzata con tre plateiai orientate in un senso e quattro plateiai nell’altro senso. Ci sono stati tramandati i nomi: quelli delle prime tre erano Eroa, Turia, Turina, quelli delle altre quattro Eraclea, Afrodisia, Olimpiade, Dionisa. Le indagini archeologiche hanno individuato alcuni grandi rettangoli che appaiono infittiti da isolati più piccoli delimitati da una maglia di stenopoi ortogonali.  È un impianto insolito rispetto alle altre città ippodamee, perché le grandi plateiai formano un reticolo primario che è tipico delle colonie arcaiche. Si è pensato che esso ricalchi la rete primaria dell’antica Sibari, distrutta nel 510. La novità di Ippodamo starebbe nell’infittimento della maglia, perché mentre in età arcaica dentro ciascuno di questi grandi rettangoli avremmo trovato sicuramente degli isolati molto allungati suddivisi da stenopoi paralleli, qui abbiamo invece dei reticoli con rettangoli più corti che sono determinati da stenopoi disposti nelle due direzioni.
 
 
 
 
 
 
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