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2) Edilizia di età geometrica in Grecia e tra i popoli italici
Dobbiamo innanzitutto considerare che cosa si lasciano alle spalle questi individui che partono dalla Grecia tra la fine dell’VIII e l'inizio del VII secolo a.C. Più avanti affronteremo gli aspetti dell’architettura e dell’urbanistica delle nuove poleis dell’Occidente. Quando pensiamo alle colonie della Sicilia e della Magna Grecia ci immaginiamo subito i grandi templi dorici o i teatri, ma queste sono realizzazioni architettoniche molto più tarde. I primi coloni lasciano la Grecia quando le esperienze architettoniche sono agli esordi. In quest’epoca le città greche ancora non hanno impianti urbanistici di tipo ortogonale. C’erano molti insediamenti sparsi, come ad esempio ad Emporio di Chios, con case isolate, realizzate in materiali deperibili, di cui molte a pianta ellittica (fig. 1); hanno zoccoli in pietra e un alzato in mattoni crudi o in pisé, talvolta in pietrame, entro un telaio ligneo portante (fig. 2). A Lathouriza, in Attica, troviamo un altro insediamento di questo genere, con tipologie abitative miste: case a pianta rettangolare in mezzo ad altre a pianta curvilinea (fig. 3). Si hanno altrimenti impianti urbani come quello di Zagora di Andros, nelle Cicladi, con case a pianta rettangolare fittamente addossate; non ci sono vere e proprie strade, ma dei passaggi tortuosi che consentono l’accesso alle varie abitazioni (fig. 4). Cominciano a essere costruite in quest’epoca anche le cinte urbane. Un esempio di VIII secolo sono le mura di Smirne, costituite da uno zoccolo in grandi blocchi di pietra e la parte superiore in mattoni crudi (fig. 5). All’interno gli edifici della città avevano tetti straminei; ancora non ci sono le tegole.
Al centro delle abitazioni troviamo una fila di pali che sostengono il tetto. Ci sono anche edifici più grandi, con peristasi lignee, come ad esempio il tempio di Artemide ad Año Mazaraki, datato dal deposito votivo al 700 a.C.(fig. 6). Le abitazioni a pianta rettangolare di Zagora di Andros in una prima fase sono costituite da un unico ambiente. In seguito le case si ingrandiscono e sono composte da due o più vani che si aprono su un cortile (fig. 7). L’ambiente principale è contraddistinto da un bancone lungo le pareti su cui vengono appoggiati dei grandi vasi che sono contenitori di derrate. Al centro c’è un focolare; il tetto è a terrazza, sorretto da pali lignei. Dai santuari di Hera in Grecia provengono numerosi modelli votivi che ci mostrano le diverse tipologie di questi edifici di età geometrica e altoarcaica, con tetti spioventi molto inclinati, coperti da un mantello di paglia, oppure a terrazza (figg. 8, 9).
Vediamo ora quali sono le popolazioni italiche a cui vanno incontro i Greci (fig. 10): i Messapi nel Salento, gli Enotri nella Lucania (i Lucani arriveranno più tardi, nel V secolo, per effetto delle migrazioni dei popoli appenninici), i Choni nella Calabria (in seguito si insedieranno i Bruttii), i Siculi nella parte orientale della Sicilia, i Sicani al centro, gli Elimi a occidente. Sono popoli che hanno una civiltà architettonica e urbanistica non molto diversa da quella dei Greci. Questi ultimi in età geometrica stanno passando una fase di grande espansione economica. In ogni modo nelle regioni italiche troviamo insediamenti che mostrano caratteristiche ancora molto simili rispetto a quelli che abbiamo visto prima, come ad esempio l’abitato “protourbano” di Thapsos nella Sicilia orientale (fig. 11). Troviamo in Sicilia cinte murarie in grandi blocchi, provviste anche di torrioni semicircolari, come a monte Finocchitto (fig. 12). La Sicilia e l’Italia meridionale d’altra parte avevano già beneficiato degli influssi della civiltà micenea. Gli impianti urbani risentono di quella eredità. Consideriamo inoltre che sono stati trovati in Campania, a Gricignano, vicino Aversa, sepolti da una eruzione del Vesuvio, dei terreni agricoli dell’età del bronzo che erano irrigati da canalette e presentavano dei piccoli dossi di terra che separavano i vari appezzamenti. Insomma nella preistoria recente in Italia sono testimoniati un’attività economica molto florida e sistemi agricoli evoluti.
Agli inizi dell’età del ferro però la penisola italica sembra entrare in una fase di stagnazione. Probabilmente le grandi pianure dell’Italia meridionale in cui andarono a stanziarsi i coloni greci non erano oggetto in quel momento di uno sfruttamento agricolo intensivo da parte delle popolazioni locali. Si può pensare che fossero sfruttate prevalentemente per l’allevamento transumante da parte di tribù che abitavano in villaggi situati nelle aree interne. I rapporti dei coloni greci con le popolazioni italiche in taluni casi erano molto cordiali, rinsaldati da traffici commerciali di lunga data. La colonia megarese fondata vicino Siracusa si chiama Hyblaea perché i terreni sui quali è stata costruita la città furono donati dal re siculo Hyblon. Mentre ad esempio sappiamo che i coloni corinzi che si stabilirono nell’isola di Ortigia, dove fondarono Siracusa, distrussero un villaggio siculo preesistente. Quindi in quel caso ci fu un approccio cruento.
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