Marco Bianchini 
 
ARCHITETTURA  E  URBANISTICA 
DELLE  COLONIE  GRECHE  D'OCCIDENTE
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
8) Ordine ionico e ionismi
 
Le colonie ioniche della Sicilia e della Magna Grecia non ci restituiscono esempi di grandi edifici monumentali. Abbiamo poche informazioni anche per la scarsità di resti. Va detto in ogni modo che le colonie doriche d’Occidente erano profondamente permeate da influssi ionici perché mantenevano rapporti commerciali molto rilevanti con le città dell’Asia Minore. In molti casi ospitavano comunità di cittadini provenienti da quelle regioni. Per esempio la ricchissima Sibari aveva rapporti privilegiati con il mondo ionico; sono stati trovati pochi reperti della città arcaica, ma molto significativi, tra cui un frammento di capitello a sofà, caratterizzato da un cavetto laterale terminante con una voluta; è una tipologia che ritroveremo soprattutto in età ellenistica, anche nei palazzi macedoni (fig. 1). Al capitello di Sibari si aggiungono alcuni analoghi esemplari, di qualche decennio posteriori, provenienti da Poseidonia e Metaponto. 
Abbiamo poi i resti di alcuni importanti templi ionici, costruiti nelle città doriche nel VI e nel V secolo. Innanzitutto a Siracusa: accanto all'Athenaion, si trova un grande tempio della fine del VI secolo, rimasto incompiuto. C’è poi il tempio in contrada Marasà a Locri, datato intorno alla metà del  V secolo, che è fortemente  influenzato dall’architettura samia (fig. 2). A Samo c’era uno dei più grandiosi templi dipteri dell’antichità, dedicato ad Hera, a sua volta influenzato dall’architettura egiziana. Ritroviamo a Locri elementi tipici dei templi ionici dell’Asia Minore come la cornice a dentelli che poggia sull’architrave a tre fasce, tra sottili modanature di raccordo. Sul fusto, sotto il capitello, c’è un elegantissimo collarino decorato con un motivo ad anthemion che ritroviamo nel dittero tardoarcaico di Hera IV a Samo (fig. 3) e più tardi anche ad Atene, nell’Eretteo.  Abbiamo un altro tempio ionico del V secolo a Metaponto, apparentemente molto simile, ma con soluzioni più fantasiose, forse ad opera di maestranze locali (fig. 4); per cui sotto la cornice a dentelli viene inserito un fregio con motivo ad anthemion che in questo momento è una soluzione molto originale e sarà ripresa in altri contesti solamente in età ellenistica. Anche qui sul fusto sotto il capitello c’è un collarino che però è decorato con un insolito motivo a spirali, bordato da due fasce a meandro (fig. 5).  
Abbiamo poi molti ionismi nell’architettura dorica, per esempio modanature ioniche che inquadrano il fregio a triglifi (fig. 6). Vari ionismi sono attestati in particolare nel tempio di Athena a Poseidonia, ca. 500 a.C.: ci sono modanature ioniche sopra e sotto il fregio dorico; sotto la cornice non ci sono i mutuli, ma c’è un soffitto a cassettoni (figg. 7, 8). All’interno del tempio, nel pronao, troviamo delle colonne ioniche. Qualcuno potrebbe ritenere che sono elaborazioni provinciali che mescolano in modo confuso elementi di diversa provenienza. Dobbiamo invece pensare che il confronto più pertinente con un tempio di questo genere è il Partenone. Quest’ultimo è un tempio dorico che presenta colonne ioniche nell’opistodomo, il fregio ionico delle Panatenaiche sul lato esterno del muro della cella associato a regulae e gutte, modanature ioniche nei cassettoni del soffitto. Atene è aperta all’influsso ionico perché è una città colta e cosmopolita. Le poleis della Magna Grecia e della Sicilia sono città ricche e intraprendenti, aperte verso il mondo, non diversamente da Atene.  
In seguito in tutto il mondo greco, a partire dal IV secolo e soprattutto in età ellenistica, i due ordini vengono comunemente associati all’interno di uno stesso edificio, trovando collocazioni ben precise che tengono conto dei rapporti proporzionali fra larghezza ed altezza nei due tipi di colonne. Così nelle facciate degli edifici a due piani, le colonne doriche, essendo più larghe rispetto all’altezza e quindi più robuste, stanno sempre al piano inferiore; mentre al piano superiore trovano posto le colonne ioniche che sono più snelle e leggere. Oppure: nei portici a due navate per realizzare la pendenza del tetto le colonne doriche, che sono più basse, vengono collocate in facciata, le colonne ioniche che sono più alte sono messe all’interno; in questo modo sostengono i puntoni del tetto a una quota più elevata rispetto alla facciata. A Monte Iato, in Sicilia, città elima che con il tempo si è profondamente ellenizzata, abbiamo l’esempio di un peristilio di una casa di età ellenistica con un portico a due ordini, dorico sotto, ionico sopra (fig. 9). 
 
 
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