Marco Bianchini 
 
ARCHITETTURA  E  URBANISTICA 
DELLE  COLONIE  GRECHE  D'OCCIDENTE
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
9) Alcune tipologie edilizie: l’altare, il katagogion, l’hestiatorion, l’heroon, l’abitazione.  
 
Consideriamo qualche altra tipologia edilizia. Si è parlato dei santuari e degli altari. Abbiamo detto che nei primi tempi gli altari sono strutture molto elementari, costituite dal mucchio di cenere prodotto dai sacrifici. Già nel VI secolo troviamo grandi altari monumentali in pietra, come quello che stava nell’Athenaion di Siracusa (fig. 1); un altro altare di questo tipo, ma con le guance in forma di frontone, stava davanti al tempio di Hera a Metaponto. Erano molto lunghi per consentire l’esecuzione simultanea di numerosi sacrifici. Sopra la mensa venivano immolati e bruciati molti animali. Sull’altare del tempio di Apollo a Cirene si sono conservati i resti di un rivestimento fittile che serviva a proteggere i blocchi lapidei della struttura dal calore fortissimo che si sviluppava con la cottura. Talvolta si utilizzavano dei piani di metallo anziché di terracotta. Le guance servivano a contenere e trattenere i liquami degli animali immolati che erano convogliati in molti casi dentro apposite canalette.  
Assimilabile all’altare è il bothros. Si tratta di una cavità scavata nel terreno, a forma di pozzo circolare o quadrato, che è rivestita da lastre di pietra. Vi si facevano delle offerte per le divinità ctonie. Da un bothros rinvenuto a Locri  si ritiene provenga il bellissimo rilievo, ora al Museo Nazionale Romano, raffigurante la nascita di Venere, il c.d. Trono Ludovisi. Si tratterebbe di uno dei plutei che erano collocati sopra il bothros, in superficie (fig. 2).  
Nel santuario di Hera Lacinia a Capo Colonna vicino Crotone si conservano i resti di un katagogion (fig. 3). È un edificio che non può mancare in questi santuari di rilevanza interregionale che ricevevano numerosi visitatori. Un altro grande katagogion si trova a Epidauro. Si tratta di veri e propri alberghi, comprendenti numerosi ambienti organizzati intorno a un cortile. Vicino, nel santuario di Hera Lacinia, troviamo anche un hestiatorion, che è un edificio dove si consumavano i banchetti (fig. 3). Gli animali sacrificati sull’altare, venivano consumati dai fedeli su tavolate allestite all’aperto oppure negli hestiatoria. Sono edifici comprendenti una serie di stanze  quadrate che si aprono intorno a un cortile, dove in molti casi si sono conservati resti dei letti (klinai) in muratura, realizzati in pietra o in mattoni.  Più frequentemente ci sono sette klinai in ogni stanza, collocate lungo le pareti.   
L’edificio di Locri chiamato “Stoà a U”, adiacente al santuario di Afrodite, molto probabilmente era un hestiatorion (fig. 4). Negli ambienti laterali con pareti  in mattoni crudi su zoccolo lapideo, che affacciavano su un portico ligneo, non sono stati rinvenuti resti di klinai; si può pensare che non si sono conservati perché in questo caso erano di legno. Nel cortile sono stati messi in luce oltre trecento pozzi, assimilabili a bothroi perché all’interno di molti di essi sono stati trovati numerosi resti animali, che erano offerti alle divinità del santuario. Un altro hestiatorion è stato scoperto a Megara Hyblaea (fig. 5); è un edificio di età arcaica composto da tre ambienti, ciascuno dei quali dotato di sette klinai in muratura, che comunicano con uno stretto portico ligneo preceduto da un cortile. 
Nell’agorà di alcune colonie si trova l’heroon, che è la tomba dell’ecista. È l’unica sepoltura che trova accoglimento dentro la città. Ne sopravvivono pochissimi esempi. Un heroon sta nell’agorà di Poseidonia, in forma di tomba a camera semipogea in blocchi di pietra coperta da un tetto a doppio spiovente (fig. 6). Un altro è stato individuato recentemente nella piazza di Selinunte; è una fossa rettangolare dentro un recinto murario. A Cirene c’è quello dell’ecista Batto, in forma di grande tumulo circondato da uno zoccolo di pietre.      
A partire dal VI secolo i templi ed alcuni edifici pubblici come le stoai vengono costruiti in opera quadrata. Le abitazioni nella maggior parte dei casi, saranno ancora a lungo realizzate in materiali deperibili: zoccoli di pietra e pareti in pietrame di piccolo taglio legato da malta di terra oppure in mattoni crudi. A Gela, in località Bosco Littorio, è stato rinvenuto un quartiere arcaico con edifici in mattoni crudi con pareti che si conservano per un’altezza di oltre due metri (fig. 7); le strutture si sono eccezionalmente conservate perché sono rimaste precocemente seppellite sotto una duna di sabbia del litorale.  
Abbiamo visto prima alcuni esempi di case arcaiche di Megara Hyblaea che sono costituite da un unica stanza; alcune di queste in seguito evolvovono nel tipo a pastas con tre ambienti allineati su un comune vano di accesso (par. 3, fig. 11). Con il tempo le case tendono a diventare più grandi e articolate, con ambienti che si allineano su due o più lati di un cortile (ayle). Gruppi i di abitazioni di epoca classica sono stati rinvenuti, tra gli altri, a Naxos (par. 5, fig. 10) e a Gela (fig. 8).Quelle di Gela misurano mediamente 100 mq e sono composte da tre o più vani intervallati da spazi allungati che sono stati identificati con cortili o recinti per animali. In età ellenistica si avranno maggiori differenze sociali.  Sono attestate quindi abitazioni molto ampie e lussuose, con planimetrie che ci ricordano quelle delle più ricche case pompeiane, comprendenti anche due peristili con portici a colonne, talvolta su due piani, e numerosi ambienti che si aprono intorno (fig. 9). Il peristilio è un pozzo di luce per la casa oltre che un ambiente di rappresentanza.  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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